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La Meravigliosa Macchina Di Pietro Corvo – Recensione Libro

Recensione Libro: La Meravigliosa Macchina Di Pietro Corvo
Autore: Guido Quarzo
Genere: Ragazzi (ma secondo me è interessante anche per gli adulti)
Anno: 2013
Immagine Di Copertina Del Post: Yoummymoon

Salve a tutti e bentornati in questo mio piccolo angolo di web!

Vi è mai capitato di comprare un libro su cui non avevate grandi aspettative per poi scoprire che era una meraviglia? A me è capitato la settimana scorsa con La Meravigliosa Macchina Di Pietro Corvo, un romanzo che avevo comprato qualche mese fa. Devo dire che non mi aspettavo una storia così bella e profondamente umana, né pensavo che sarebbe diventata una delle mie preferite.

Ambientato a Torino durante l’epoca dell’illuminismo, la nostra storia comincia con Giacomo, ragazzino orfano, che viene mandato ad imparare il mestiere dell’orologiaio da Pietro Corvo, un uomo non bello fisicamente, ma meraviglioso nel cuore. Nonostante Giacomo non sia entusiasta di diventare il suo apprendista, con il passare del tempo il loro legame diventa molto forte tanto che Pietro comincia a considerare Giacomo più figlio che un garzone.

La loro vita relativamente tranquilla, però, cambia totalmente quando Pietro viene umiliato da Irina di Moncalvo, suo segreto amore. L’orologiaio sembra non riuscire a riprendersi dall’accaduto fino a quando il marchese di Moncalvo gli regala un libro intitolato L’Uomo Macchina*. Travolto dall’idea di poter costruire un’automa dalle sembianze di Irina l’orologiaio ritrova l’entusiasmo e si immerge in questo progetto che cambierà la sua vita, quella di Giacomo e anche quella di Irina.

Nonostante la trama particolare e per certi versi insolita La Meravigliosa Macchina Di Pietro Corvo risulta molto realistico. Riesce, infatti, a dimostrare perfettamente come un singolo evento possa cambiare in modo irreversibile l’esistenza di una persona. Pietro viene completamente assorbito dalla costruzione del suo automa che diventa con il tempo una vera e propria ossessione. Se inizialmente la bambola meccanica doveva alleviare il vuoto sentimentale dell’orologiaio, con il tempo diviene qualcosa di molto più complesso. Pietro, infatti, vorrebbe dare vita al suo automa – nel vero e proprio senso della parola – e per questo motivo si mette alla ricerca di qualcuno che possa aiutarlo. Questo viaggio lo porterà lontano dalla sua città, dal suo lavoro e anche da Giacomo, che continuerà comunque ad amarlo come un padre.

Un’altro punto a favore di questo libro sono sicuramente i personaggi che risultano realistici perché non cadono in stereotipi che li avrebbero resi vuoti. Specialmente Pietro Corvo e Irina sono molto dinamici, a volte prendono decisioni inaspettate e sono in grado di mettere in discussione le loro posizioni. Le persone infatti non restano sempre uguali nel corso della loro esistenza. Le esperienze, le scelte, le sorprese che la vita riserva cambiano le loro idee e il loro modo di pensare. Sotto questo punto di vista i protagonisti sono perfetti e anche per questo motivo diventa facile immedesimarsi.

Probabilmente, però, il personaggio in cui riusciamo a rivederci di più è proprio Giacomo. Infatti quasi tutto il libro è narrato da lui in prima persona, cosa che mette il lettore nelle condizioni di seguire le vicende tramite il suo punto di vista e di conoscere i suoi pensieri, i suoi dubbi, e le sue idee.

Molto importante e sorprendente è anche il ruolo dell’automa. Pur non essendo un essere vivente riesce comunque ad essere determinante all’interno della storia e a creare un po’ di inquietudine. Nonostante sia chiaro che si tratti soltanto di una serie di meccanismi (Pietro Corvo vive in un periodo storico in cui non esiste la tecnologia per creare qualcosa di più) c’è un momento in cui il lettore si domanda se l’orologiaio non sia davvero riuscito a creare qualcosa di vivo.

In un certo senso questo fatto ricorda il discorso legato all’ Uncanny Valley**. Verso il finale, infatti, la bambola meccanica è diventata così simile ad un essere umano e i suoi movimenti sono così veritieri che spaventano l’osservatore e, tramite lui, anche il lettore. Sotto questo punto di vista possiamo anche ricollegarci all’intelligenza artificiale. Pietro Corvo, infatti, cerca in un certo senso di fare quello che cerchiamo di fare noi oggi: creare robot che siano in grado di pensare e di comprendere i nostri sentimenti. In pratica vorrebbe creare una specie di intelligenza artificiale ma non ha gli strumenti per poterlo fare. Così l’orologiaio è condannato a rimanere deluso dal suo automa che, persino nel momento in cui sembra essere perfetto, rivela di essere solo un mucchio di meccanismi.

Una storia molto profonda e, a mio parere, ricca di sentimenti, costituita da personaggi meravigliosamente umani dove nulla è lasciato al caso. Un racconto fatto di ossessione, di amore, di sincero affetto, ma anche un racconto che offre, in modo elegante e originale, spunti di riflessione per questioni attuali. Meravigliosa la scelta di un linguaggio semplice, quasi essenziale, che rende più verosimile il personaggio di Giacomo.

Ok, la recensione è finita, ora sono curiosa di sapere cosa ne pensate voi! Avete già letto La Meravigliosa Macchina Di Pietro Corvo? Fatemelo sapere nei commenti. Spero di non avervi annoiato e vi ringrazio per il tempo che avete dedicato alla mia opinione.

Al prossimo post!


Libro scritto da Julien Offray de La Mettrie nel 1747.

*L’inquietudine che si prova davanti a un robot (o ad un’automa, come in questo caso) che ha una forma antropomorfa troppo realistica.

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