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Star Trek – Gli Anni Perduti – Recensione Libro

Recensione Libro: Star Trek – Gli Anni Perduti
Autrice: J. M. Dillard
Genere: Fantascienza/Star Trek TOS
Anno: 2001

Salve a tutti e bentornati in questo mio piccolo angolo di web!

Oggi torniamo a parlare di quella che per me è la più bella storia di sempre: Star Trek TOS (ovvero la serie classica). In particolare oggi vi porto la recensione di una vera chicca, Star Trek – Gli Anni Perduti, il romanzo che narra cosa è accaduto tra la fine della serie e l’inizio dei film. Una super storia in stile Star Trek ma soprattutto un racconto tremendamente umano.

La missione quinquennale è terminata. Una dura realtà per l’equipaggio dell’Enterprise che ora si trova smistato tra altre navi e altre mansioni. Il morale di tutti e a terra compreso quello di Kirk, Spock e McCoy che si ritrovano ad attendere con trepidazione l’ingaggio di Kirk per una nuova nave così da poter tornare a viaggiare tra le stelle. La loro amicizia però sarà messa alla prova perché Kirk accetterà la promozione come ammiraglio e Spock e McCoy – sentendosi traditi decideranno di lasciare la flotta stellare e prendere altre strade. Tuttavia non possono stare lontani ed ecco che i loro destini si incroceranno di nuovo e nel mentre si scontreranno con quello di uno psicopatico.

Star Trek – Gli Anni Perduti è un must per ogni appassionato. Incastrandosi in modo magistrale – pur non facendo parte della serie canonica – va a raccontare cosa è accaduto nei due anni che non ci sono stati mostrati nella serie. In questo modo il lettore scopre anche perché in Star Trek – The Motion Picture il trio di sempre abbia preso determinate decisioni. Il tutto viene portato avanti con lo schema classico di Star Trek, con un continuo oscillare tra momenti divertenti e instanti di tensione e tristezza.

Se c’è una cosa che però esce dai canoni di Star Trek è il fatto che le questioni spaziali, pur essendo rilevanti e determinanti per la vicenda, restano in secondo piano mentre il finale si configura come qualcosa di strano per quanto riguarda la serie classica. Non sta scritto da nessuna parte che le storie riguardanti Star Trek debbano finire bene (e in realtà spesso fiscono male) ma c’è una sorta di legge non scritta che riguarda i tre amici: alla fine, devono sempre essere insieme. Ecco, qui non succede.

Per la prima volta vediamo Kirk Spock e McCoy non solo prendere strade diverse ma persino ferirsi a vicenda. Questo libro è il momento in cui affrontano il periodo di massima tensione del loro rapporto e si fanno del male in modo più o meno consapevole. Il problema è che anche se vorrebbero tentare di rimette a posto le cose tutto gli rema contro (compreso lo spirito di un malvagio vulcaniano con evidenti problemi mentali).

Se però le strade di Spock e McCoy si incontrano fin da subito, aprendo e chiudendo la vicenda (con due scene d’addio per cui piangerebbe chiunque) quella di Kirk, ora diventato ammiraglio della flotta stellare, la seguiamo in parallelo. L’ex capitano infatti è in missione con ben due ammiragli di cui uno inventato apposta per l’occasione – e per cui Kirk si prenderà la consueta cotta – e Nogura, già molto nominato nella serie. In realtà gran parte della sua vicenda è legata alle questioni interstellari ma incontrerà comunque gli amici…

… commettendo un errore fatale! Si, Kirk non è proprio un eroe come molti credono. A volte fa pasticci e in questo caso ne combinerà uno che sarà fatale per uno dei personaggi femminili migliori del libro – Keridwen, antropologa con grandi poteri da medium – e dará senza volerlo il colpo di grazia al rapporto con i suoi tre amici. Il punto è… si sarebbe potuta evitare questa tragedia? I tre amici non lo sapranno mai, ai lettori l’ardua sentenza.

E a proposito di personaggi femminili ottimi qui non mancano di certo e Keirdwen è una di questi. Se in un primo momento può sembrare insopportabile andando avanti non si può non ammirarla. La giovane, infatti, ha un passato turbolento, fatto di perdite previste in anticipo ma inevitabili e di premonizioni sul futuro delle persone che ama. Eppure nonostante questo è una persona felice, che dalle sue fragilità ha tratto insegnamento ed è decisa a cambiare le cose, almeno questa volta.

Abbiamo poi T’Sura, giovane vulcaniana innamorata di Spock e… sua fidanzata (scioccati? Vi capisco!). Lei è stata il personaggio che più mi ha colpita per la sua dolcezza e per il suo essere una vulcaniana atipica, con un passato che somiglia a quello di Spock. La sua particolarità è quella di mettere sempre gli altri prima di sé stessa che se da un lato la rende adorabile, dall’altro spesso la relega in una triste solitudine (non so se perdonerò mai a Spock di averla mollata per il cacchio di Kholinar).

Ed è qui che entra in gioco la sottile ironia che contraddistingue la serie classica, soprattutto quando si parla di situazioni sentimentali. Si perché ancora una volta ci viene ribadito quanto tutti siano sfortunati in amore e soprattutto i tre protagonisti resteranno – come sempre – soli oscillando tra infatuazioni senza futuro e veri amori che puntualmente muoiono (e in questo caso il premio tristezza lo ha vinto McCoy, non c’è dubbio).

Vi risparmio tutte le altre tematiche perché altrimenti questa recensione non finirebbe mai! Tuttavia se siete fan della serie non potete assolutamente perdervi questa chicca librosa!

Bene, la recensione è finita e io sono curiosissima di sapere cosa ne pensate voi! Avete letto Star Trek – Gli Anni Perduti? Lo leggerete? Siete fan della serie? fatemelo sapere nei commenti! Come sempre vi ringrazio per il tempo che avete dedicato alle mie parole.

Al prossimo post!

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