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Imporre Libri Agli Studenti: Ha Senso? Serve?

Salve a tutti e bentornati in questo mio piccolo angolo di web!

Oggi stavo leggendo una recensione sul blog Stellaryus su un libro a tema libri e nella parte finale c’è una considerazione che mi ha fatto riflettere.

[..]Forse sarebbe meglio così che obbligare bambini e ragazzi a leggere. Io non ho mai letto neanche un libro che mi hanno dato di compito, e direi che posso tranquillamente dirmi una lettrice seria.

Lyra – dalla recensione de La Spiaggia Dei Lettori Clandestini dal blog Stellaryus

Ecco, se ci ripenso anche io sono riuscita a leggere pochissimi libri dati come compito a scuola, si contano letteralmente sulle dita di una mano. Il primo è stato Le Grandi Speranze (che in parte ho letto anche perché avevo amato il film e che tutto sommato mi era piaciuto), il secondo Flatlandia (la prof ne aveva parlato così bene che avevo capito fin dal primo istante che lo avrei letto. Amato alla follia) e il terzo Mille Splendidi Soli, letto oggettivamente per obbligo ma amato. Fine, tutti gli altri non li ho mai letti nonostante al liceo fossi già una lettrice e leggere mi piacesse molto.

La domanda che mi è sorta quindi è la seguente: ma ha senso obbligare gli studenti a leggere determinati libri? E’ una domanda che ovviamente si sono posti in tantissimi nel corso degli anni e la mia personalissima risposta è: no, secondo me non ha senso. E no, non invoglia le persone a leggere. Per quanto mi riguarda sarebbe meglio incentivare gli studenti a leggere durante l’estate ma lasciando a loro la libertà di scegliere a quali libri dedicarsi.

Ricordo che con noi la professoressa di psicologia, antropologia culturale e sociologia fece così un anno: ci chiese semplicemente di leggere, lasciando a noi la scelta dei singoli libri. Al ritorno delle vacanze avremmo raccontato in classe le nostre letture. Fu un’idea magnifica, alla fine tutti avevamo letto qualcosa e soprattutto eravamo contenti di aver letto perché avevamo potuto dedicarci alle letture che veramente ci piacevano.

Uno dei problemi più importanti della questione riguardante l’imporre i libri agli studenti, infatti, è proprio la scelta dei libri stessi. Spesso vengono consigliati grandi classici (sempre gli stessi, oltretutto) o comunque libri ritenuti “fondamentali” senza tenere conto dei gusti degli studenti e della loro età. Per esempio Madame Bovary è un classico stupendo ma mi rendo conto che se avessi provato a leggerlo alle medie non l’avrei apprezzato. I miei gusti erano diversi una decina d’anni fa. Cercavo emozioni diverse dai libri. Il racconto di una donna frustrata che rovina la propria famiglia non era proprio nelle mie corde.

Con questo non voglio assolutamente dire che i bambini e i ragazzi non capiscano i libri, ma semplicemente che quando si è più giovani i gusti sono diversi, le esigenze sono diverse e bisognerebbe tenerne conto se si vuole incentivare alla lettura. Uno studente che non legge e nel momento in cui legge un libro consigliato si trova davanti ad una lettura noiosa o non coinvolgente si allontanerà ancora di più dai libri e resterà attaccato all’idea che i libri siano noiosi.

A me ad esempio è successo proprio questo. Da bambina ero una lettrice sporadica e la scuola non mi ha aiutata. I libri tra cui potevo scegliere raramente si avvicinavano ai miei gusti e oltretutto mi dava fastidio dover leggere libri imposti. Perché non potevo scegliere io? Perché i libri di Geronimo Stilton che mi piacevano tanto non andavano bene come letture?

E qui, secondo me, arriviamo al secondo problema della questione dell’imporre i libri agli studenti. Questa cosa assurda del credere che solo un certo tipo di letture siano letteratura degna di essere letta mentre il resto sia solo spazzatura. Da me soprattutto al liceo circolava quest’idea scema (e scusate ma lo devo proprio dire) che solo i classici (compresi, fortunatamente, anche quelli contemporanei) fossero degni di essere letti. Tutto il resto veniva declassato a “letteratura da spiaggia” di puro intrattenimento. In sostanza erano libri che non potevano lasciare nulla.

Ricordo che odiavo questa definizione “letteratura da spiaggia”. Io all’epoca leggevo principalmente fantascienza e soprattutto Asimov. Amavo i racconti di robot, sono tra le letture che mi hanno lasciato di più nel corso degli anni. Eppure per la maggior parte degli adulti che conoscevo rientravano tra i libri “di seconda classe”. Di sicuro non erano dei libri che i miei insegnanti – per quanto aperti mentalmente – avrebbero consigliato. Personalmente ancora oggi mi domando perché Asimov non fosse stato incluso nel programma, altro che letture per l’estate o per le vacanze!

Asimov era un visionario, aveva previsto l’intelligenza artificiale negli anni cinquanta e ancora oggi viene considerato un caposaldo per quanto riguarda la robotica. Perché non parlarne, in un epoca in cui l’IA non era più vista come un sogno? Se avete una risposta scrivetemela nei commenti perché io, davvero non capisco.

Questa cosa che le mie letture venissero etichettate come “non degne” mi è capitata più spesso di quanto avrei voluto. Ricordo che quando dissi ad uno dei miei insegnanti (al di fuori della scuola) che in quel momento stavo leggendo Star Trek – Le Ceneri Del Paradiso il professore mi disse: “Ma sei una ragazza intelligente, perché perdi tempo con quella roba lì?!”. Quella roba lì. Come se fosse stata spazzatura. Da notare che, ovviamente, non aveva mai neppure letto mezza pagina di quella roba lì. Se lo avesse fatto, forse avrebbe capito perché lo stavo leggendo.

Tornando al discorso principale sull’imporre i libri agli studenti quindi secondo me il problema è anche questo. Non si varia, si consigliano sempre quei quattro libri che si ritengono meritevoli e tutto il resto si lascia da parte. E questo è un errore. Perché i giovani non solo hanno gusti diversi, vivono anche in un mondo che sta cambiando e magari avrebbero piacere di leggere qualcosa di più vicino alla loro realtà. Avrebbero piacere di leggere quello che vogliono. Sono già obbligati a leggere i libri di scuola tutto l’anno, almeno in vacanza avranno il diritto di dedicarsi solo alle letture che preferiscono, no?

E poi c’è da tenere un conto un ulteriore fatto. So che questa cosa a qualcuno non piacerà ma… essere lettori non è un obbligo. E no, leggere non è obbligatorio. Ognuno ha i suoi gusti e dobbiamo metterci in testa che ci sono persone a cui leggere non piace e questo non le rende meno intelligenti di altre. Semplicemente magari preferiscono informarsi e formare la propria cultura e le proprie opinioni in altri modi. Ne esistono molti. Ci sono i film, i documentari, i programmi, i giornali… i libri non sono l’unica opzione. E menomale (che farei io senza il mio amato cinema? Amo i libri, ma la mia prima fonte culturale e il mio primo vero amore è stato il cinema).

Infine vorrei tenere in considerazione un’ulteriore questione. La lettura deve essere un piacere. Se una persona non ha voglia di leggere – che sia un lettore o no – ha il diritto di non leggere. Se uno studente non vuole leggere nulla durante l’estate o le vacanze ha il diritto di non leggere nulla. Del resto, noi lettori lo sappiamo, i libri vanno anche un po’ a sentimento. A volte sentiamo quel richiamo e abbiamo davvero voglia di leggere, mentre altre volte proprio non ci va. Io per esempio posso stare anche mesi interi senza leggere. Lo chiamo blocco del lettore ma in realtà semplicemente in quel momento non ho voglia di libri e magari preferisco altro.

Per esempio il 2022 è stato un’anno in cui ho letto molto, nel 2021 avevo letto molto meno. E va bene così. Mi sono goduta le mie letture senza stress, parlandone con piacere qui sul blog (e su Instagram, quando ancora lo usavo). E ho letto di più proprio per questo motivo. Ho piena libertà di scelta, vado avanti con i miei tempi (ma quanto mette ansia sapere di avere una scadenza per la lettura?) e posso apprezzare i miei libri con calma, prendermi anche mesi per assaporarle.

Tutto questo discorso per dire che secondo me imporre libri agli studenti è controproducente. Per quanto mi riguarda sarebbe meglio incentivarli a leggere lasciando scegliere a loro i libri per l’estate o per le vacanze. E una volta tornati a scuola evitare di giudicarli per i libri letti, prendere sul serio le loro letture e soprattutto i motivi per cui, tra miliardi di libri, hanno scelto proprio quelli.

Bene, questa era la mia opinione sull’imporre i libri agli studenti e ora sono curiosissima di sapere cosa ne pensate voi! Fatemi sapere tutto nei commenti! Come sempre io vi ringrazio per il tempo che avete dedicato alle mie parole.

Al prossimo post!

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Silvia
1 anno fa

Ho sempre letto fin da quando ero bambina. L’unico periodo in cui ho smesso son stati gli anni scolastici delle superiori. Non mi andava di leggere un libro per obbligo.
Una volta terminata la scuola sono stata io a a voler leggere i classici della letteratura. Scelgo i libri sul momento, venga chiamata da loro. Quindi come te, sarebbe meglio fare scegliere ai ragazzi le loro letture. Ciao bel blog

Il Mondo di SimiS
1 anno fa

Sono sempre stata una lettrice accanita fin da bambina, ma i libri imposti a scuola non mi piaceva leggerli, solo perché era per la scuola. Credo comunque che a quell’età se non ti imponessero di leggere i promessi sposi, non si leggerebbero comunque per sola voglia di leggere. Quindi è giusto imporre, anche per stimolare. Altrimenti la scuola non avrebbe senso che esistesse 😉

Claudia Turchiarulo

Per fortuna, nella mia carriera scolastica, non mi hanno mai costretta a leggere un libro durante l’estate.
Ma credo proprio che non sarei scesa a ricatti.
Già per colpa di una pessima docente di Lettere al liceo, ho sviluppato un’avversione totale verso “I promessi sposi”.
Magari, se avessi potuto leggerlo nel momento in cui ne avevo voglia, l’avrei apprezzato al pari di altri capolavori della letteratura italiana.
Quindi, più che costringere gli studenti a leggere questo o quel libro, bisognerebbe trasmettergli l’amore verso la lettura, facendo in modo che siano essi stessi a desiderare di tuffarsi in un nuovo romanzo.

Eva
Eva
1 anno fa

Io credo essere stata fortunata perché mia madre ha sempre sostenuto che dovessi farmi attrarre dai libri. Mi portava in biblioteca e mi lasciava libera di girare tra gli scaffali, stessa cosa in libreria.
Al liceo ho letto con piacere tutti i libri che mi hanno obbligato a leggere e li ho apprezzati quasi tutti, anzi, un anno la prof ci diede da leggere durante l’anno alcuni libri di narrativa contemporanea di vario genere ed è stato grazie a lei che mi sono innamorata di Amelie Nothomb.
Tuttavia sono ben consapevole che s molti non piace leggere o, semplicemente, in certi momenti non hanno proprio voglia di leggere e credo che obbligare non sia proficuo, quando si fanno le cose controvoglia non le si fa con passione, quindi l’esperienza della lettura rischia di rimanere vuota ed insignificante.

Lyra
1 anno fa

Grazie per avermi fatto scoprire il tuo blog! Mi piace moltissimo, e le riflessioni che hai fatto sono super giuste e sensate ed espressi divinamente. A me è successo il primo giorno di prima superiore, quando la prof di italiano chiese a una classe di sconosciuti cosa avessero letto durante l’estate. Io risposi “la trilogia del Signore degli Anelli” e lei mi disse “okay… e hai letto anche qualche libro serio?”. La mia antipatia iniziò lì e permase per anni. =P
Mio marito lo porto invece ad esempio della cosa contraria: ha sempre letto tutto quello che gli dicevano di leggere a scuola e quando l’ho conosciuto evitava i libri come la peste perchè leggere per lui era una noia mortale. Gli ho consigliato qualche libro adatto e – trac – adesso legge anche lui! Sono sempre più convinta che leggere sia una attività libera, e proprio per questo la scuola debba proporre, stimolare, suggerire… ma mai condannare o obbligare!
Bellissime riflessioni, complimenti! Tanta saggezza scaturita da una semplice recensione! 🙂

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