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I Racconti Di Pietroburgo – Recensione Libro

Recensione Libro: I Racconti Di Pietroburgo
Autore: Nikolaj Vasil’evič Gogol’
Genere: Raccolta Di Racconti
Anno: 1842

Salve a tutti e bentornati in questo mio piccolo angolo di web!

Oggi per la prima volta su questo blog parliamo di letteratura russa con I racconti Di Pietroburgo. Si tratta di una raccolta di racconti di Nikolaj Vasil’evič Gogol’ (pubblicata postuma) che ha come filo conduttore Pietroburgo. I racconti in tutto sono cinque e in questo post ve ne parlerò singolarmente, facendo una mini recensione di ognuno di loro.

La Prospettiva Nevskij

Due giovani ragazzi incontrano due fanciulle sulla Prospettiva Nevskij e decidono di seguirle andando incontro a due destini molti diversi. Il primo, Pìskarëv, scopre che la giovane che ha seguito lavora come prostituta in una casa di tolleranza e non riuscendo a reggere allo shock va incontro ad una triste fine. Il secondo, invece si chiama Pigorov e dopo aver scoperto che la sua bella nella realtà è sposata finisce in una serie di situazioni assurde e pericolose.

Questo primo racconto de I Racconti Di Pietroburgo, devo dire la verità, mi ha lasciata abbastanza indifferente. La parte iniziale, dedicata ad una lunghissima descrizione della Prospettiva Nevskij, l’ho trovata piuttosto noiosa e alla fine neppure poi così determinate per la storia. Diciamo che sarebbe stata perfetta come apertura di un film, e il testo avrebbe potuto tranquillamente essere narrato da una voce fuori campo ma come scritto secondo me non rende.

La vicenda in sé invece non mi ha presa. Non sono riuscita ad empatizzare più di tanto con il timido e ingenuo Pìskarëv. In un altro contesto avrei trovato avvincente la sua storia, le sue vicende vissute in sogno e la sua difficoltà nell’affrontare la realtà ma lo stile era così pesante che non sono riuscita a godermelo. Il finale sicuramente è toccante, ma per quanto è stato l’unico momento in cui sono stata veramente coinvolta.

Per quanto riguarda la storia di Pigorov, invece, non saprei cosa dire. Sarà stato lo stile poco scorrevole, l’assurdità della situazione ma ammetto che mi è sembrata una storia molto fina a sé stessa, senza capo né coda. Credo che il problema – in entrambe le storie – sia che i personaggi non sono particolarmente caratterizzati, anzi, risultano abbastanza piatti. I ragazzi hanno giusto quelle quattro caratteristiche per essere funzionali alla trama, le ragazze non abbiamo neppure il tempo di conoscerle.

Non so, ma a me davvero questo racconto non ha lasciato niente e ammetto che ho fatto molta fatica a finirlo.

Il Naso

Un giorno il barbiere Ivan Jakovlevič scopre in una pagnotta di pane un naso. Terrorizzato dall’idea di essere ritenuto colpevole di aver amputato un naso corre a buttarlo nel fiume ma viene scoperto da una guardia. Nel frattempo l’assessore di collegio Kovalëv si sveglia e scopre di essere senza naso. Disperato esce per ritrovarlo e da qui inizia un’avventura assurda.

Nel corso degli ultimi anni ho letto molti libri insoliti, come quelli di Walter Moers, eppure questo racconto non sono proprio riuscita a digerirlo. Anche in questo caso, infatti, la storia è sostanzialmente fina e sé stessa e per quanto cerchi di essere ironica e divertente viene costantemente frenata dallo stile poco scorrevole.

Come se non bastasse anche in questo caso ci troviamo di fronte a personaggi insipidi, che hanno quelle quattro caratteristiche per portare avanti la trama e basta. Non c’è approfondimento e alla fine anche la faccenda del naso resta avvolta nel mistero. Nasce e si conclude così, senza un perché, senza un significato, senza un senso. Va bene l’assurdo però alla fine anche questa storia non ha né capo né coda. Personalmente ammetto di averla trovata solo di pessimo gusto.

Il Ritratto – Parte Prima E Seconda

Il racconto è diviso in due parti. Nella prima incontriamo Čartkòv, un giovane pittore squattrinato che un giorno compra un ritratto. Dopo l’acquisto cominciano ad accadere cose inquietanti ma successivamente il pittore scopre che nella cornice del quadro sono nascoste delle monete d’oro. Diventato ricco, comincia a farsi pubblicità per diventare in poco tempo un grande pittore ma finisce per perdere il proprio talento lungo la strada. Nella seconda parte, invece, ci troviamo ad un’asta dove un giovane racconta la storia che si cela dietro il ritratto.

Questo racconto è l’unico che mi sia veramente piaciuto. Sia la prima che la seconda parte sono avvincenti, non si vede l’ora di scoprire come continuerà la storia. Per una volta, poi, abbiamo personaggi veramente caratterizzati. Čartkòv e il suo rapporto con l’arte sono una cosa meravigliosa e rendono il personaggio più umano e vero. L’artista, infatti, è combattuto perché da un lato vorrebbe diventare un famoso pittore, ma dall’altro si rende conto ad un certo punto che nell’inseguire la fama ha perso di vista il suo amore per l’arte.

E’ una storia veramente avvincente: non riuscivo a staccarmi dalla lettura tanto è scritta bene. Finalmente addio stile pesante! Diamo il benvenuto ad un linguaggio dinamico e che sa adattarsi alle circostanze. Inquietante nei momenti paranormali, gaio nel momento di massimo splendore dell’artista, drammatico durante la sua triste discesa. E poi le riflessioni sull’arte sono una cosa stupenda.

E tra l’altro sono proprio loro a legare la seconda parte alla prima. L’idea di un arte inquietante, disorientante che può persino divenire malvagia. Questa parte è forse un po’ meno scorrevole della precedente all’inizio ma si riprende egregiamente e più il mistero si infittisce più il lettore è invogliato a continuare a voltare una pagina dietro l’altra. E si, anche qui abbiamo personaggi ben caratterizzati tra cui il padre del pittore che narra la storia e lo stesso protagonista del ritratto, un usuraio spaventoso ma anche una figura affascinante.

Secondo il mio modesto parere il racconto migliore di questo libro, quello più completo e anche quello che mi ha presa di più.riprendere

Il Cappotto

Akakij Akakievič Bašmačkin è un funzionario burocratico che si occupa di copiare documenti. Maltratto dai colleghi, deriso da tutti (o comunque ignorato) vive una vita monotona di cui tutto sommato pensa di essere contento. Un giorno scopre che il suo liso cappotto non si può più rammendare e che dovrà comprarne uno nuovo. Con grande fatica mette da parte i soldi e alla fine ne esce un cappotto meraviglioso. Grazie al nuovo capo d’abbigliamento la sua reputazione sembra decollare un po’ ma la prima sera in cui lo indossa gli viene rubato. Akakij Akakievič Bašmačkin cercherà in tutti i modi di ritrovarlo ma andrà incontro ad una tragica fine.

Questo penultimo racconto mi è piaciuto un po’ meno del precedente perché lo stile si era nuovamente appesantito ma ho apprezzato molto la tragedia interiore di quest’uomo. Akakij Akakievič Bašmačkin conduce una vita solitaria e monotona e il cappotto per lui è come una botta di vita. Una novità, un tocco di colore nelle sue giornate grigie e anche un’occasione di riscatto presso i colleghi. Inoltre per lui ha un grande significato visto che è il frutto di sacrifici e duro lavoro.

Quando il cappotto gli viene rubato per lui è come se gli togliessero l’ultima speranza ed struggente vedere quest’uomo che gira tutta la città per trovare la sua unica fonte di felicità e vedere come viene respinto e maltrattato da tutti. Nessuno vuole aiutarlo, nessuno gli presta attenzione o prova pena per lui e così vaga e si ammala praticamente nell’indifferenza generale. Solo una persona, successivamente si pentirà del suo comportamento ma non servirà a niente.

Il Cappotto è un racconto molto amaro che mi ha sorpresa. Al di là dello stile che può piacere o no la storia è drammaticamente stupenda e il lato paranormale con colpo di scena alla fine mi ha lasciata con un palmo di naso.

Le Memorie Di Un Pazzo

Aksentij Ivanovič Popriščin è un burocrate innamorato della figlia del suo capo. Un giorno sente la cagnolina di lei che chiacchiera (si, avete letto bene) e si convince che abbia scritto delle lette ad un altra cagnolina. Il protagonista cerca quindi di intercettarle per scoprire cosa ne pensa la sua bella di lui. Nelle lettere però crede di leggere il disinteresse nei suoi confronti e scivola ulteriormente nel baratro della follia cominciando a credersi il re di spagna.

Anche questo racconto, per quanto divertente, non mi ha lasciato molto. Mi è nuovamente sembrato di trovarmi di fronte ad una storia fina a sé stessa. L’unica parte che ho veramente adorato è stata quella delle lettere immaginarie tra le due cagnoline. Divertentissima, mi chiedo cosa si scriverebbero tra loro i cani se potessero farlo😂.

In ogni caso pur non avendo una trama chissà che intricata ha dalla sua parte uno stile più scorrevole e una serie di descrizioni deliranti che comunque strappano un sorriso e che la rendono veloce e divertente da leggere. Probabilmente la più leggera delle cinque storie visto che in realtà non c’è alcun approfondimento del tema della salute mentale.

I Racconti Di Pietroburgo: Conclusioni

Non ho letto molte raccolte di racconti, anzi, nella realtà ho letto solo quelli di Asimov e quindi è stato interessante approcciarsi a racconti completamente diversi. Non mi sono piaciuti tutti, ma penso che su una raccolta sia normale che qualcosa ci piaccia di più e qualcosa di meno. Nel complesso però secondo me è una lettura che vale la pena fare non solo perché I Racconti Di Pietroburgo è un classico ma soprattutto perché alcune storie sono veramente belle.

Bene, anche questa recensione è finita e ora sono curiosissima di sapere cosa ne pensate voi. Avete letto I Racconti Di Pietroburgo? Lo leggerete? Fatemelo sapere nei commenti. Come sempre vi ringrazio per il tempo che avete dedicato alle mie parole.

Al prossimo post!

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