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Io Robot – Recensione Film

Recensione Film: Io Robot
Regia: Alex Proyas
Interpreti: Will Smith, Bridget Moynahan, Alan Tudyk, James Cromwell, Bruce Greenwood, Chi McBride, Shia LaBeouf, Jerry Wasserman, Fiona Hogan, Peter Shinkoda, David Haysom, Scott Heindl
Genere: Fantascienza
Anno: 2004 

Salve a tutti e bentornati in questo mio piccolo angolo di web!

Ero un po’ in crisi per la recensione di oggi, non avevo idea di cosa avrei potuto parlare ma alla fine ho rivisto Io, Robot. Nonostante non sia paragonabile a capolavori di fantascienza come Her, L’Uomo Bicentenario ed Ex-Machina questo thriller fantascientifico non è affatto un brutto film perché bilancia bene questioni filosofiche con un po’ di sana azione.

La nostra storia comincia con l’agente Del Spooner che vive in un mondo dove i robot sono parte della società. Apprezzati da tutti si sono guadagnati gli sguardi sospetti del nostro protagonista che non si fida di loro e li crede capaci di commettere crimini. Le persone non capiscono questa paranoia poiché i robot sono vincolati alle tre leggi della robotica. Tuttavia quando Alfred Lenning, inventore delle tre leggi, viene trovato morto nella sua azienda tutto cambia. Nonostante le apparenze riconducano ad un suicidio Spooner capisce subito che qualcosa non torna e un robot ribelle trovato sul luogo del delitto conferma i suoi sospetti. Il nostro protagonista comincia una pericolosa ricerca della verità.

Liberamente – ma veramente molto liberamente – ispirato al libro Io, Robot di Isaac Asimov questo film si rivela un thriller ben congegnato che, pur non riprendendo quasi nulla della sua controparte cartacea riesce a restare fedele al suo obiettivo: porre domande generali – le più importanti – sulla robotica e sul concetto di vita e di coscienza. Quand’è che un insieme di programmazioni diventa qualcosa di più? Come può accadere questo? La presa di coscienza da parte delle intelligenze artificiali è semplicemente un inevitabile evoluzione della robotica avanzata? Sono questi i quesiti a cui Spooner deve rispondere scavando a fondo il caso Lenning, facendo ricerche, seguendo gli indizi che Lenning stesso ha disseminato per farlo arrivare alla verità. 

Sotto questo punto di vista però l’inventore delle tre leggi non ha certo semplificato la vita al nostro detective. La chiave per risolvere il mistero è nascosta proprio dentro il robot ribelle, Sonny, che però non conosce il significato del segreto che il suo creatore gli aveva chiesto di custodire. Spooner dovrà mettercela davvero tutta per rimettere insieme i pezzi e per farlo avrà però bisogno dell’aiuto di Susan Calvin e dello stesso Sonny. Ed è qui che entra in gioco la parte più filosofica e riflessiva del film. 

Sono infatti proprio i dialoghi di questi tre personaggi a dare allo spettatore le risposte che sta cercando. Si parla di concetti difficili da definire tra cui quello di vita, di coscienza, di libero arbitrio e, soprattutto del sottilissimo confine che sta tra ciò che è giusto e ciò che non lo è. Per gran parte del film, infatti, lo spettatore sarà portato a valutare le scelte dei personaggi e a trovare da solo le risposte ad alcune domande tra cui ritroviamo un quesito che già Star Trek – Il Vendicatore aveva affrontato: Si può fare del male cercando di fare del bene? Anche questa volta la risposta è davanti ai nostri occhi, sta a noi trovarla. 

Nonostante una trama apparentemente molto incentrata sulla riflessione in questo film non mancano le scene d’azione che sono funzionali alla vicenda ed evitano di diventare un pretesto per sfoggiare fantastici effetti speciali. Una cosa che può sembrare banale, ma purtroppo ormai sono molti i film di fantascienza a puntare più sulla grafica che sulla storia, dimenticando che un buon film fantascientifico è il risultato dell’unione tra una trama ben progettata, degli effetti speciali adatti e una serie di personaggi ben caratterizzati.

E, a proposito di personaggi, bisogna dire che i tre co-protagonisti di questa avventura sono decisamente apprezzabili. A parte Susan Calvin che potrebbe far storcere un po’ il naso agli appassionati di Asimov (è veramente molto distante dalla descrizione che troviamo nei libri) Spooner, paranoico e scettico, possiede un sarcasmo davvero spassoso e pungente mentre Sonny, il robot calmo e riflessivo conquista lo spettatore, che rimane stupito dalla sua umanità, e rispecchia abbastanza quella che era l’idea ‘asimovniana’ dell’intelligenza artificiale.

Sicuramente un buon film che unisce azione, riflessione e thriller per dare vita ad una storia intricata e appassionante che coinvolge lo spettatore fino al sorprendente finale. Una bella avventura, sicuramente utile in un momento in cui l’intelligenza artificiale sta diventando realtà. Una realtà con la quale dovremmo imparare a convivere e che potrebbe portare grandi cambiamenti nella nostra società. 

Bene, la recensione è finita! Io ho espresso la mia opinione, ora aspetto di sapere la vostra! Conoscevate questo film? Cosa ne pensate dell’intelligenza artificiale? Vi incuriosisce? Vi spaventa? Fatemelo sapere nei commenti! Come sempre vi ringrazio per il tempo che avete dedicato alle mie parole. 

Al prossimo post! 

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