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Paese Dalle Ombre Lunghe – Recensione Libro

Recensione Libro: Paese Dalle Ombre Lunghe
Autore: Hans Ruesch
Genere: ?
Anno: 1950

Salve a tutti e bentornati in questo mio piccolo angolo di web!

Oggi finalmente riesco a parlarvi di Paese Dalle Ombre Lunghe, un libro che mai e poi mai potrò dimenticare. Una storia che nasconde tanta verità e soprattutto tanta umanità. Una vicenda unica, difficile e per certi versi cruda che lascia una sensazione che non se ne va.

Ermenek è un Inuit in cerca di moglie e dopo una lunga attesa conosce Asiak, una ragazza semplice ma dal caratterino pungente. I due si sposano e vivono la loro vita nel Paese Dalle Ombre Lunghe tra ghiaccio e convenzioni sociali. La loro vita procede tranquilla e semplice come quella di tutti gli Inuit fino all’arrivo di alcuni esploratori occidentali. Con l’incontro tra le due culture però il mondo che Ermenek e Asiak hanno conosciuto non sarà più lo stesso. Ma questa è una faccenda che riguarderà i loro figli, specialmente la giovane Ivalù.

La prima parte del libro è dedicata a Ermenek e Asiak e alla loro vita nel Paese Dalle Ombre Lunghe. In un luogo inospitale le tecniche di sopravvivenza, gli usi, le tradizioni e i modi di pensare sono di quanto più lontano si possa immaginare. Non si può negare però che sia proprio qui il fascino dell’opera che mette in risalto una popolazione ingenua e genuina. Certo, all’inizio non è facile entrare in sintonia con i protagonisti ma andando avanti non si può fare a meno di ammirare questi due dolcissimi personaggi ricchi di bontà e generosità.

Ed è proprio questo modo di essere semplice che li porta a farci conoscere per la prima volta i coloni occidentali. Questa parte, però sarà approfondita nella seconda metà del romanzo quando Ermenek e Asiak escono di scena per far posto alle vicende di Ivalù che si ritrova a vivere nel Paese Dalle Ombre Corte. Questo è un luogo molto diverso, più occidentalizzato e – mi costa dirlo – più ipocrita dove tutti si fanno belli agli occhi degli altri ma sono sempre pronti a giudicare il prossimo. Ed è qui che il libro mostra la sua intenzione principale, ovvero quella di mettere a confronto due realtà e due generazioni.

Il lettore infatti non può astenersi dal fare confronti con la vita di Ivalù e quella dei suoi genitori, così come non può fare a meno di notare le differenze tra il mondo semplice e incontaminato del Paese Dalle Ombre Lunghe e il mondo falso e bugiardo del Paese Dalle Ombre Corte. Con magistrale sottigliezza l’autore mostra come la cultura del luogo venga man mano smantellata e rimpiazzata da quella occidentale grazie a uomini di fede che approfittano dell’ingenuità e del buon cuore degli Inuit. I poveretti, infatti, non si rendono conto di essere sfruttati e perseverano nel aiutare coloro che credono in difficoltà.

Tuttavia questo non è il solo modo in cui questi cosiddetti missionari si approfittano degli Inuit e a farne le spese sarà proprio la povera Ivalù. La giovane, cresciuta tranquilla nel Paese Dalle Ombre Lunghe, non si accorge dei pericoli che albergano tra i nuovi arrivati e la sua vita e la sua salute mentale saranno rovinate per sempre. Una cosa di cui il lettore si accorge sul finale, proprio all’ultima riga quando viene infranta anche l’ultima speranza.

Prima di questo, però, c’è anche una meravigliosa parte dedicata al confronto tra religioni. Tramite le sagge parole di uno sciamano l’autore ci invita a rivalutare la nostra idea di cristianesimo e paganesimo attraverso argomentazioni di carattere antropologico che non si possono contestare. Un’altra peculiarità di questo libro è infatti quella di farci entrare nel mondo degli Inuit così che in seguito ci risulti facile vedere il mondo attraverso un nuovo punto di vista. Ed è qui che anche il lettore più convinto dovrà cedere di fronte alla verità. Una realtà amara e difficile da digerire ma profondamente affascinate.

Un’altro punto a favore di questo meraviglioso romanzo sono sicuramente le descrizioni della vita e delle usanze degli Inuit. E’ incredibile il lavoro di ricerca svolto dall’autore ed è sorprendente il modo in cui ha saputo rendere la descrizione dei paesaggi e delle relazioni sociali. Sotto questo punto di vista non si è risparmiato: ha descritto con fedeltà anche scene molto cruente – come ad esempio quelle della caccia – e ha affrontato temi delicati come il parto e la scoperta della propria sessualità. Una scelta ardita ma ben riuscita, in quanto questi argomenti sono indispensabili per capire la società degli Inuit.

Da lodare, ovviamente, anche lo stile incredibilmente scorrevole. Inizialmente ironico e leggero diventa più serio e grave man mano che la vicenda va avanti. Sembra quasi che voglia far presagire al lettore che la storia non può che procedere in modo discendente. E così assistiamo al cambiamento inevitabile delle popolazioni Inuit che da pacifiche tribù diventano portatrici di guerra e distruzione. La scrittura fluida ma concreta ci accompagna in questo percorso doloroso fino all’ultima triste frase. Eppure nonostante questo il Paese Dalle Ombre Lunghe resta una fonte di fiducia nel futuro, un possibile ritorno alla vita semplice ma preziosa vissuta da Asiak ed Ermenek.

Sicuramente un libro potente che tratta i suoi temi senza mezzi termini ma mantiene la propria eleganza stilistica. Una storia perfetta che una volta conclusa resta nel cuore e nella mente del lettore che per giorni non potrà smettere di pensare ad Asiak ed Ermenek.

Ok, la recensione è finita e io sono curiosissima di sapere cosa ne pensate voi! Avete letto Paese Dalle Ombre Lunghe? Lo leggerete in futuro? Fatemelo sapere nei commenti! Come sempre vi ringrazio per il tempo che avete dedicato alle mie parole.

Al prossimo post!

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