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Il Poeta Vagabondo – Recensione Film Muto

Recensione Film Muto: Il Poeta Vagabondo
Regia: Alan Crosland
Interpreti: John Barrymore, Conrad Veidt, Marceline Day, Henry Victor, Lawson Butt, Mack Swain, Slim Summerville
Genere: Avventura
Anno: 1927

Salve a tutti e bentornati in questo mio piccolo angolo di web!

Dopo tantissimo tempo finalmente torniamo a parlare di cinema muto e in particolare di quello che considero uno dei primissimi film d’avventura: Il Poeta Vagabondo. Si tratta di una pellicola che si ispira alla vita del poeta francese Fraçoise Villon e che racconta le avventure di questo giovane ragazzo scanzonato.

Fraçoise Villon è un giovane poeta – il migliore di tutta la Francia – che vive tra la povera gente, la cosiddetta ‘corte dei miracoli’. Dolce, allegro e sentimentale ha molto a cuore il popolo e non perde occasione per rubare le provviste del re e darle ai poveri. Questo finché durante una festa non insulta il sovrano che – saputo della sua impudenza – decide di esiliarlo. Nel frattempo però Villon si innamora della giovane Charlotte, promessa sposa di un duca di Borgogna e pupilla dello stesso sovrano.

Come già detto la storia si articola come un film d’avventura e Villon ricorda un po’ Robin Hood, solo molto più burlone e soprattutto poetico. Tra le innumerevoli note positive il film vanta una grandissima serie di meravigliosi personaggi, a partire dallo stesso Villon, adorabile sotto ogni punto di vista ma anche molto audace e schietto, soprattutto per quanto riguarda la politica. Al suo fianco troviamo tre amici che farebbero qualsiasi cosa per lui e il popolo di Parigi che lo vede come un eroe che si batte per i ceti più bassi.

Nel corso del film – oltre al rapporto con la madre e con gli amici, già molto forte dall’inizio – Villon instaurerà due rapporto molto importanti e a loro modo singolari. Il primo con la bella Charlotte, una donna dolce e innamorata ma anche molto legata alla società e alle – discutibili – usanze del suo tempo. Due caratteristiche che non la rendono soltanto la classica donzella da salvare, ma un personaggio un po’ controverso che a volte fa davvero saltare i nervi allo spettatore e al giovane poeta. Il loro rapporto infatti oscilla tra momenti d’intenso amore e battibecchi (dati soprattutto dall’orgoglio della giovane a sua volta dato dall’educazione rigida e dalla vita agiata che ha sempre condotto).

Il rapporto più importante – nonché quello più toccante – lo instaura però proprio con il re che lo aveva cacciato. Il sovrano, infatti, è un personaggio molto particolare che in alcuni momenti può sembrare cattivo ma nella realtà è semplicemente una persona fragile, estremamente manipolabile di cui alcuni si approfittano. Villon, sul momento, lo inganna per salvarsi la vita e si fa prendere sotto la sua ala ma andando avanti comincerà a considerarlo un’amico. Anche tra loro ci saranno alti e bassi eppure la forza del loro legame si percepisce fin da subito ed è chiaro che saranno determinanti l’uno per l’altra. Sotto questo punto di vista l’alchimia è palpabile e il duo incredibilmente brillante.

Per quanto riguarda la trama non si può non apprezzare la presenza delle questioni politiche dell’epoca. Il poeta, infatti, si ritroverà suo malgrado d’intralcio per i piani della Borgogna a causa del suo amore per Charlotte. Anche qui, il film si rivela brillante svelando solo alla fine le vere intenzioni del cugino, che sotto la maschera del bravo ragazzo nasconde manie di grandezza.

Da lodare poi l’intreccio, ricchissimo ma sempre lineare che non stanca lo spettatore e soprattutto non lo confonde. Una cosa non facile contando sul fatto che la parti scritte sono pochissime. C’è poi da dire che a rendere il tutto più fluido è l’utilizzo del colore. Si, avete letto bene! Questo film è a colori anche se in modo diverso da come lo intendiamo oggi. Ogni scena, infatti, presenta una sfumatura dominante a seconda delle emozioni dei protagonisti.

E non si può assolutamente non nominare l’uso sapiente dell’umorismo. La particolarità dei film muti infatti è poprio quella di voler scavalcare i generi e di smorzare i momenti più tristi con personaggi divertenti o con situazioni ai limiti dell’assurdo. In questo caso si tratta di un elemento che sarà dominante per tutti i film d’avventura che saranno girati in seguito.

Questo ovviamente senza dimenticare la bellezza dei teatri di posa, degli ambienti e della scenografia. Le ricostruzioni medievali sono fatte benissimo e gli interni sono perfetti. Anche la fotografia è davvero ben fatta per l’epoca, qualcosa di affascinante e avvolgente che difficilmente dimenticherete.

Insomma, Il poeta Vagabondo è un film muto che non ha nulla da invidiare ai suoi successori sonori. Con la sua trama fluida e incalzante (e con un umorismo pulito) ha gettato le basi di quello che sarebbe diventato il cinema d’avventura. Tra amori, storia, politica e amicizie importanti questa pellicola riesce a trasportare lo spettatore in un altro mondo dove la meraviglia e le grandi avventure dominano la scena.

Bene, la recensione è finita e io sono curiossissima di sapere cosa ne pensate voi! Avete visto Il Poeta Vagabondo? Lo vedrete? Fatemelo sapere nei commenti! Come sempre vi ringrazio per il tempo che avete dedicato alle mie parole.

Al prossimo post!

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