Recensione Film: Hugo Cabret
Regia: Martin Scorsese
Interpreti: Asa Butterfield, Chloë Grace Moretz, Ben Kingsley, Sacha Baron Cohen, Jude Law, Christopher Lee, Helen McCrory.
Genere: Drammatico
Anno: 2011
Immagine Di Copertina Del Post: MasterTux
Salve a tutti e bentornati in questo mio piccolo angolo di web!
Se non sbaglio qualche tempo fa vi avevo accennato al fatto che mi piacciono molto i film dove il cinema racconta sè stesso. Amo quando i film cercano di spiegare come funziona il fantastico mondo della settima arte. E qui la parola fantastico non è messa a caso, perché la fantasia è uno degli elementi dominanti di Hugo Cabret che è un tributo all’arte cinematografica ma anche una bellissima spiegazione degli albori del cinema.
Ambientato in una Parigi anni trenta, la nostra storia comincia con Hugo, un bambino che vive con il padre che un giorno porta a casa un automa. Padre e figlio si cimentano nell’aggiustarne i meccanismi, ma non riescono a terminarlo. Il padre di Hugo rimane ucciso durante un incendio e il bambino è costretto a vivere dallo zio che fa l’orologiaio nella stazione centrale della città. Qui impara a far funzionare gli orologi della stazione ferroviaria e dopo la partenza dello zio sarà lui ad occuparsi della manutenzione degli enormi meccanismi. Nonostante la vita difficile Hugo è deciso ad aggiustare l’automa e ruba alcuni componenti meccanici dal negozio di giocattoli della stazione. L’incontro con il proprietario, George Méliès, e con sua nipote Isabella cambierà per sempre la sua vita.
Assolutamente appassionante, incalzante e commovente Hugo Cabret è un film sul cinema per gli amanti del cinema. Una celebrazione fiabesca della settima arte che parte dal muto per arrivare all’epoca in cui è ambientata la nostra storia. Un percorso affascinante che lo spettatore affronta insieme a Hugo e Isabella, addentrandosi in una parte della storia del cinema che pochi conoscono. Il racconto di una realtà concreta, fatta di successi e di fallimenti, di ascesa e decadenza che non potrà non appassionare chi conosce gli albori del cinema. Il film è incentrato sul George Méliès, grande regista realmente esistito che cadde in disgrazia dopo la prima guerra mondiale e venne successivamente dimenticato.
L’argomento cinematografico, però, non è l’unico ad essere trattato. Il film ci offre uno spaccato della vita degli anni trenta, caratterizzata da dislivelli sociali notevoli, come si nota seguendo le storie che si intrecciano nella stazione. Ed è proprio incontrandosi che i protagonisti rivelano la loro meravigliosa caratterizzazione, mostrandoci il proprio modo di percepire il mondo. Tra tutte le percezioni la più interessante è quella di Hugo, che paragona la società ad un enorme meccanismo in cui ogni persona ha un compito da portare a termine. Una concezione particolare del concetto di destino con la quale Hugo ci ricorda che siamo tutti ugualmente determinanti nella grande storia dell’umanità, per certi versi proprio come i protagonisti di un film perfettamente ideato.
Una storia toccante ed emozionante che invece di mostrare la magia in un contesto fantastico preferisce spiegarci come il cinema possa trasformare la realtà in qualcosa di meraviglioso. Tuttavia questa dimensione di sogno e fantasia si scontra con la realtà e racconta una storia che non riguarda solo George Méliès, ma tutti i grandi artisti che cambiarono per sempre il mondo del cinema e furono poi ingiustamente dimenticati.
Un racconto straordinario che commuoverà gli appassionati della settima arte e coloro che sono convinti che la speranza e i ricordi non debbano mai morire.
La recensione è finita. Io ho espresso la mia opinione, ora sono curiosa di sapere la vostra! Conoscevate Hugo Cabret? Siete anche voi appassionati di cinema? Mentre aspetto i vostri commenti vi ringrazio per il tempo che mi avete dedicato.
Al prossimo post!
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