È passato un anno ancora,
un altro anno passato sui libri di scuola
a riflettere su chissà che cosa.
A cosa serve sapere se non c’è più vita?
Si, è così.
Vita non vi è più.
Non sento più le risa
le parole,
le speranze.
Non c’è più niente,
solo fantasmi dal passato che tornano
per non sentirsi soli
per fingere che qualcosa ci sia ancora.
Il cielo è così grigio…
forse anche lui non ha più voglia di incorniciare questo mondo che osservo morire ogni giorno.
È passato un anno ancora,
altro tempo sprecato a ricorrere inutili ambizioni.
Un altro anno su questi fogli,
dell’altro tempo che ci ha lasciati.
E mentre tutto sembra ricominciare un altro anno passerà.
A questo punto,
mentre l’orologio ticchetta,
nient’altro posso fare
che muovere la penna
e restare qui a pensare.
Ho scritto questa poesia alla fine della terza media e non saprei dirvi se sono ancora completamente d’accordo con la me stessa di quel tempo. Anche questa poesia, infatti, è dedicata alla nostra società però sento che la mia idea su di essa è lievemente cambiata e forse questo scritto è rimasto legato a quel periodo (quello della crisi economica, in pratica) e a come io l’ho percepito.
Quello che invece è rimasto immutato è il mio modo di vedere lo scorrere del tempo e la fine. La fine di qualsiasi cosa: di un’amicizia, di un anno, di un periodo o di un percorso scolastico, come in questo caso. Non so perché ma ogni volta che qualcosa finisce provo un senso di vuoto dentro di me ed è per questo che, nonostante il lievissimo cambiamento in fatto di idee, sono ancora profondamente legata a queste righe e rileggendole mi sento di nuovo come nel momento in cui le stavo scrivendo.
Spero che anche questa mia poesia vi sia piaciuta e che mi farete sapere cosa ne pensate. Come sempre vi ringrazio per il tempo che avete dedicato alle mie parole.
Al prossimo post!
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