Salve a tutti e bentornati in questo mio piccolo angolo di web!
L’altro giorno. Google News mi ha proposto un articolo che mi ha profondamente colpita. È stato pubblicato su Variety e si il titolo recita: “«Bruciamola!», ragazzina di 13 anni vittima di cyberbullismo perché «ha gusti particolari, si veste in modo diverso, ascolta musica diversa“.
Ho letto tutto l’articolo immediatamente e sono rimasta tristemente sorpresa. Mi sembrava di leggere la mia storia con la differenza che – fortunatamente – io non sono stata vittima di bullismo online perché i miei bulletti si sono “limitati” a prendermi in giro e dirmi cattiverie solo quando eravamo effettivamente a scuola.
Mi sono rivista comunque molto bella storia di questa ragazzina perché le “motivazioni” del bullismo che ho subito erano esattamente le stesse: mi vestivo in modo diverso, ascoltavo musica diversa e avevo una creatività particolare.
In quel periodo, infatti, il massimo della moda erano i geans attillatissimi, maglie (mi dispiace dirlo) un po’ anonime e sempre molto simili e scarpe da ginnastica. Io, invece, amavo le gonne lunghe e ampie, i volant, le paperine, gli accessori floreali… Insomma, le stesse cose che amo ancora adesso e che, dopo anni di paranoie dovute quest’esperienza, sono tornata ad indossare.
Personalmente non ho mai capito perché il mio modo di vestire, per quanto diverso, attirasse tanto odio ma mi ricordo molto chiaramente che il mio modo di vestire e di essere in generale scatenava prese in giro pesanti in qualsiasi momento della giornata.
Gli abiti, però, sono stati solo l’inizio di un anno che è stato orribile. Ad un certo punto, infatti, tutto il mio essere era diventato oggetto di derisione costante a partire dalla mia creatività particolare (che all’epoca si esprimeva tramite poesie, racconti ma anche disegni e fotomontaggi. Alcuni di questi interessi ora non sono più come all’epoca ma in fondo ci sono sempre) e per i miei gusti musicali.
In un periodo in cui andavano tantissimo il rap, gli One direction e i cantanti di Amici io preferivo il progressive rock e la musica anni 60/70/80/90 sia italiana che estera.
Anche in questo caso si tratta degli stessi gusti che ho tutt’ora. Dopo tutti questi anni ancora non sento il rap affine a me (mi piace giusto qualche pezzo ma niente di più), gli One Direction non li ho mai seguiti e i cantanti di Amici continuo a non ascoltarli così come non seguo il programma.
Sono semplicemente preferenze e interessi differenti e mi chiedo come sia possibile che possano generare tanto odio.
Cosa faccio di male se indosso una gonna a fiori invece dei jeans? Se preferisco scrivere una poesia piuttosto che imparare il make up? Se preferisco ascoltare i Genesis invece dei cantanti di Amici?
Non sono motivi per odiare una persona, per farla sentire come se non fosse nemmeno una persona. I bulli coinvolti nella vicenda di questa ragazza sono arrivati addirittura a scrivere “Bruciamola” per una preferenza, per un’inclinazione creativa differente… E io mi chiedo a che punto siamo arrivati.
E, di conseguenza, dove stiamo andando. O dove speriamo di andare.
Sinceramente sono rimasta molto sorpresa perché in un mondo che cerca in tutti i modi di far capire che la diversità è una ricchezza mi ero illusa che situazioni come questa non si ripetessero più. Che, finalmente, anche le nuove generazioni avessero capito.
Invece mi ritrovo sempre più spesso a pensare che – oggi come allora – la diversità è accettata solo quando “cool”, quando diversa ma non troppo o quando si esprime tramite un anticonformismo comunque socialmente accettato.
Una cosa che mi stupisce e che mi sorprese anche all’epoca in cui frequentavo il primo anno di liceo le stesse persone che ridicolizzavano la mia diversità trovavano assolutamente fantastica quella di altri che però erano più “fighi” nell’esprimere la propria unicità. E quelle stesse persone, ritenendosi strane ma “meglio strane di me” mi escludevano.
Erano coloro che venivano definiti gli alternativi, ammirati e presi come esempio da seguire. Io, invece, ero soltanto strana e quindi oggetto di scherno. Due reazioni differenti per una stessa azione: cercare di esprimere sé stessi e rimanere sé stessi in un contesto che ci voleva per forza in un determinato modo.
Detto questo, il post finisce così. Non c’è una conclusione perché, nonostante ci abbia provato, la verità è che non ho ancora risolto questa questione. La verità è che, dopo tanti anni, fa ancora male. E ogni volta che mi capita una notizia come questa la ferita si riapre e mi rendo conto che pago ancora le conseguenze di quel periodo.
Ancora oggi, quando ci ripenso, mi fido che sicuramente ero goffa, vestita in modo diverso e appassionata di musica differente ma il motivo delle prese in giro non riesco a capirlo.
Oggi, però, sono sicura di una cosa. Non me lo meritavo così come non se lo meritava questa ragazza a cui va tutta la mia solidarietà ❤️
Bene, anche questo post è finito e io sono curiosissima di sapere cosa ne pensate voi su questo argomento così delicato. Fatemelo sapere nei commenti. Come sempre vi ringrazio per il tempo che avete dedicato alle mie parole.
Al prossimo post!

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1 Commento
Grazia
7 Aprile 2025 at 21:35Tesoro ho letto solo ora questo articolo, dopo il commento lasciato nell’ ultimo tuo post e non posso che dirti …non eri “diversa” come qualcuno voleva farti sentire…eri e sei speciale, unica, tutto qui, ed a volte questo genera comportamenti che non meritano neanche di essere ricordati, per quanto ti facciano ancora male e per i quali non c’è una vera e propria motivazione, se non la superficialità e la cattiveria. Vai avanti così come sei e non pensarci più! Un sorriso per te ❤️