Non sento la tua voce
ma leggo nei tuoi occhi
quella melodia
che stai sognando adesso,
la tua voglia di vivere
e vedo il tuo successo.
Tu,
che del domani niente sai
e che non cadi mai
per ora fai il bambino
che di tempo ne hai.
Questa poesia è ancora più datata delle precedenti. L’ho scritta a 10/11 anni ed è stata una delle prime. Penso che sia probabilmente la più ingenua e, nello stesso tempo, la meno pessimista che vi ho proposto fino ad ora. A distanza di così tanti anni devo dire che sono abbastanza d’accordo con la me stessa dell’epoca. I bambini a volte sono spinti a crescere – o peggio – a voler crescere troppo in fretta e invece dovrebbero essere lasciati liberi di vivere la propria infanzia. Nello stesso tempo sono (o ero?) convinta che i bambini non possano commettere grandi errori. Rimango un po’ stupita dall’ultima frase perché fin da bambina il tempo è sempre stato il mio cruccio e già all’epoca lo percepivo come la nostra unica possibilità e, contemporaneamente, la nostra più grande limitazione.
Probabilmente per una volta ho voluto mettere da parte il mio pessimismo poetico o forse all’epoca ero ancora un po’ troppo bambina, per l’appunto e quindi il mio pessimismo temporale era meno accentuato. Fatemi sapere cosa ne pensate di Bambino, che è stata una delle primissime, uno dei miei primi approcci (tra l’altro in rima) al mondo della scrittura. Sono davvero curiosa di conoscere la vostra opinione e nel frattempo vi ringrazio per il tempo che mi avete dedicato.
Al prossimo post!
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